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Immagine del redattoreMauro Avyno

Il 1° maggio della Terra nella tela del Pellizza


A esser raffigurata un fiume di «uomini del lavoro» che fanno della lotta per il diritto universale una lotta di classe
Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo, 1902

Secondo un recente rapporto dell'Onu l'80% delle aziende agricole nel mondo lavora su appezzamenti che non superano i 2 ettari, il 70 per cento della terra coltivabile, a livello mondiale è nelle mani appena dell'1 per cento delle imprese agricole.


Il rapporto della Fao del 2010 sull’agricoltura e l’alimentazione ha stimato che tra il 1900 e il 2000 in conseguenza a ciò si sia perduto il 75% dell'agrobiodiversità coltivata, una minaccia per la sicurezza alimentare.


10.000 specie vegetali usate dalla popolazione storicamente per l'alimentazione umana, si sono ridotte ad oggi a meno di 120, dove solo 12 specie vegetali e 5 specie animali forniscono più del 70% degli alimenti.


Il contadino è praticamente una specie in estinzione contro il modello di sviluppo agricolo dell'agribusiness ormai predominante.


Questo modello di sviluppo dell'agricoltura ha compromesso tra fra il 20 e il 40 per cento delle terre coltivabili, a causa dell'eccessivo sfruttamento dell'acqua e del suolo fertile. Per lo più destinata all'allevamento bovino ed alle piantagioni di olio di palma o di soia, è causa della più grande deforestazione mai avvenuta in precedenza sul pianeta.


In generale secondo il WWF negli ultimi 30 anni la superficie forestale a livello mondiale si è ridotta di oltre 420 milioni di ettari pari cioè a quasi due volte la superficie dell'Italia.

Per questi motivi oggi abbiamo voluto dedicare alla giornata del lavoro, l'olio su tela "Quarto Stato" del 1902 di Giuseppe Pellizza da Volpedo, una delle più celebri opere pittoriche realizzate tra Otto e Novecento, simbolo del proletariato e delle lotte sociali e politiche, rivedendo nell'opera un messaggio fortemente attuale che rimette al centro il ruolo della piccola agricoltura come baluardo di difesa della biodiversità, del cibo sulle nostre tavole prodotto troppo spesso a discapito dei diritti dei lavoratori della terra e dell'ambiente calpestato mettendo a rischio la nostra sopravvivenza. Il ruolo del contadino rivisto come la gestione del limite in una società che avanzando troppo velocemente disfa più di quanto crei.


L’opera alta due metri e 93 centimetri e lungo cinque metri e 45, frutto di un lungo percorso creativo dell'artista durato una decina di anni, ritrae un gruppo di contadini e artigiani scelti fra i suoi compaesani volpedesi nella piazza Malaspina della propria cittadina, è ispirato dalle manifestazioni di protesta di quegli anni.


Il titolo dell’opera, Quarto Stato, si riferiva alla classe lavoratrice formata da operai contadini e artigiani, il cui termine nasceva durante la rivoluzione francese a indicarne lo stato di subalternità alla borghesia dell'epoca. L'artista fu concentrato per anni nella realizzazione di quest’opera, attraverso schizzi, studi e opere intermedie come Gli ambasciatori della fame, riducendosi quasi in miseria.


Negli anni Ottanta, Il Quarto Stato fu restaurato e trasferito presso il padiglione di arte contemporanea e quindi presso il Museo del Novecento di Milano dal dicembre 2010 . Durante l’Expo del 2015 gli organizzatori scelsero il Quarto Stato come una della sei opere d’arte rappresentanti della città di Milano.


Da oggi e fino al 30 giugno la grande tela sarà esposta a Firenze all'interno del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.


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